Il titolo è volutamente un po’ provocatorio, e riprende un’analoga riflessione già esposta in un post di qualche anno fa.
Lo spunto per questo approfondimento arriva scorrendo l’elenco delle anagrafiche raccolte in questi anni da GEPLI. GEPLI, come noto, è il forum che sulla rete si occupa dei giornali nati in ambito Pro Loco. Alcuni di questi giornali però, nel corso delle loro vite, si staccano dalla casa madre Pro Loco e cominciano un percorso autonomo. C’è da chiedersi il perché. La risposta è che non sempre l’ambiente prolochese si rileva il più adatto per la vita del giornale. Il giornale ha bisogno di stabilità, di affondare le proprie radici all’interno della comunità e di stabilire un rapporto di credibilità con i propri lettori. E’ un percorso che dura anni. Questa stabilità nel tempo la Pro Loco spesso non riesce a garantirla: cambiano le persone, subentra un nuovo direttivo, quelli che avevano fatto nascere il giornale e se ne occupavano vengono meno. Il giornale viene lasciato morire. In qualche caso il giornale invece sopravvive separandosi come gestione dalla Pro Loco.
La conferma che quanto sopra capiti ci arriva dalle storie reali di alcuni di questi giornali. Ne raccontiamo qualcuna.
In Piemonte, due esempi. Il giornale Al Pais d’Lu nasce all’interno della Pro Loco di Lu Monferrato, nel 1976. Dopo qualche anno giornale e Pro Loco, per dissidi nella gestione, decidono di separare le loro strade, e il giornale allarga il suo raggio d’azione su altri comuni limitrofi.
Stessa cosa, ma motivata dalle sole esigenze di crescita, la troviamo spostandoci dalla provincia di Alessandria a quella di Cuneo, sulle colline del Roero: la testata Il Paese nasce anche lei nel 1976 presso la Pro Loco di Magliano Alfieri. Negli anni successivi la testata, per raggiungere le dimensioni sufficienti a garantire l’autosostentamento (il giornale non ospita pubblicità ma si sostiene con le quote di abbonamento dei lettori) si allarga progressivamente ad altri 6 piccoli comuni limitrofi; la figura di editore del giornale viene quindi spostata su un’associazione culturale che porta lo stesso nome della testata, e condivide con la Pro Loco madre la sede fisica.
In Umbria, a Gualdo Tadino, L’Eco del Serrasanta comincia le sue pubblicazioni ad opera della Pro Tadino da gennaio 1988, ma per problemi vari le uscite del giornale vengono sospese. Il direttore, e fondatore del giornale, Valerio Anderlini (scomparso l’anno scorso) fa ripartire il giornale nel 2007 come Il nuovo Serrasanta, edito dall’Accademia dei Romiti.
In Puglia, provincia di Brindisi, storia analoga per Il Punto: inizialmente testata mensile della Pro Loco di San Vito dei Normanni, ora è edita da un’associazione culturale che porta lo stesso nome del giornale.
Ultima storia, dalla Campania: quella de Il Caudino. Il giornale nacque nel 1986 come notiziario della Pro Loco di Cervinara. Così sono descritti, sul sito del giornale, gli anni successivi. “Le prime difficoltà, però, non tardarono a manifestarsi e vennero proprio all’interno della Pro Loco: pochi soci prestavano la propria disinteressata collaborazione, e molti erano, per contro, i censori. Ci rendemmo conto, allora, che il giornale poteva sopravvivere soltanto fuori dalla Pro Loco. Fu così che ci decidemmo a costituire, l’anno successivo, l’Associazione Culturale Caudium che rilevò il giornale”