“Largo al bambù” : così titola nel numero di giugno un articolo sul mensile Al pais d’Lu. Il pezzo si riferisce all’insediamento nel vicino paese di Fubine, sempre in provincia di Alessandria, di quella che sarà la più grande piantagione di bambù d’Europa.
Il bambù sembra essere, fra le colture emergenti, il nuovo eldorado. La varietà che viene impiantata, proposta da diverse società in Italia, è una varietà di bambù gigante selezionata in Cina: le piantine vengono piantate in autunno, protette con pacciamatura di fieno. Già nella successiva primavera sono cresciute di 1-2 metri circa e producono i primi germogli, grazie ai rizomi che si espandono nel terreno. Dopo i primi 3 anni si possono iniziare a tagliare i germogli, per uso alimentare e cosmetico. Per le canne si deve aspettare da 5 a sette anni, e qui l’utilizzo è molteplice, specie in bioedilizia, dato che il bambù è anche definito l’acciaio vegetale.
Tutto oro quello che luccica? Ovviamente no. Qualche risvolto negativo c’è sempre. La coltura è molto invasiva, anche verso i campi dei vicini, tant’è che bisogna prevedere fossi per contenere l’espansione dei rizomi. E se dopo qualche anno si decidesse di cambiare coltura, bisognerà ingaggiare una dura lotta con l’ospite cinese.