Cocktail a Coreno


Ritorna anche quest’anno il festoso brindisi con i corenesi nel mondo, che raggiunge quest’anno la trentesima edizione.
Un momento di festa e di saluto per i tanti emigrati provenienti da tutte le parti del mondo (Stati Uniti, con una particolare concentrazione nello stato dell’Ohio, Canada, Francia, Svizzera, e poi Piemonte, Lombardia, Friuli, Umbria, etc..) che trascorrono le vacanze nel proprio paese natio nel Lazio meridionale. Un invito speciale quindi per quanti emigrarono in gioventù e che ora tengono stretto il legame grazie a La Serra, il trimestrale dell’associazione Pro Loco nato nel 1986.
Appuntamento quindi a Coreno Ausonio, al Centro Polifunzionale, venerdì 21 luglio, ore 20.

Nell’immagine, l’ultimo numero de La Serra, da poco uscito.

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Compiti per le vacanze


E’ abbastanza normale, per le testate che escono con frequenza mensile, prendersi agosto come, meritato, mese di ferie.
Così capita, ad esempio, per Cose Nostre, di Caselle Torinese.
Idem per In Paese, il giornale della Pro Loco di Brendola.
Nel salutare e dare appuntamento agli affezionati lettori, il giornale chiede aiuto, per disporre di materiale “fresco” per le prossime uscite.
Una specie di “compito delle vacanze”, proposto per le seguenti rubriche:
– BELLEZZA IN PAESE, una rubrica su un tema tanto semplice quanto difficile;
– APPROFONDIMENTI IN PAESE, uno spazio da dedicare ogni mese ad un tema di particolare
interesse, scelto per l’attualità e l’importanza per il territorio;
– i NEOLAUREATI IN PAESE, sui compaesani che completano un percorso universitario,
con una breve intervista sull’esperienza di studio e sulle prospettive future;
– LETTURE IN PAESE, una rubrica dedicata ai libri e alle letture in genere.

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Nuovi collaboratori per il Liofante

Marco Collina, nella sua veste di editore del Liofante, il bimestrale della Pro Loco di Colli del Tronto, ci prova.

L’azione di rilancio del suo giornale passa tramite il coinvolgimento di nuove forze. In particolare sono stati “arruolati” nuovi articolisti: gente del paese, conosciuta per varie esperienze professionali, terrà rubriche sui temi della sicurezza, del verde e della scuola.

C’è anche un importante ritorno, quello di Leo Crocetti, già caporedattore del Liofante, che firma nell’ultimo numero l’editoriale Perché un giornale di paese?. Provando a dare una risposta, scrive Leo: “fare un giornale di paese vuol dire anche imparare a lavorare in un gruppo, dove ognuno ha il suo ruolo, ma tutti sono importanti per la riuscita finale”.

Come non condividere.

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La via della carta, da Caselle alla Bibbia di Gutenberg

E’ ancora vivo, a Caselle Torinese, il ricordo della mostra Rivelazioni, tenutasi nella primavera del 2010 nella cittadina piemontese. Una delle “rivelazioni” più sorprendenti, quella relativa al probabile legame fra le cartiere di Caselle, attive nel quindicesimo secolo, e la celeberrima stampa della Bibbia di Gutenberg, di cui una pagina originale fu esposta nella mostra. In molti visitatori allora nacque la curiosità: ma sarà proprio vero che il primo libro stampato al mondo coi caratteri mobili utilizzò carta prodotta nelle cartiere di Caselle?

Un successivo articolo di approfondimento, pubblicato sul mensile casellese Cose Nostre, tentò di fornire qualche risposta. Eccolo qui di seguito ripreso nelle parti essenziali.

“Il più recente testo dedicato alla storia di Caselle è il libro di  Gianni Rigodanza, pubblicato nel 1999 a cura della Pro Loco. Nel capitolo 7, “Luci dal Medioevo”, ci sono diverse pagine dedicate ai battitoi di carta, ai canali e bealere che li alimentavano, al tipografo Fabri che si insedia a Caselle nel 1475 a soli 20 anni di distanza dalla storica stampa a Magonza della Bibbia di Gutenberg. Il testo rinvia, per maggiori approfondimenti sull’argomento, all’altro precedente libro, pure edito dalla Pro Loco, “Caselle e i suoi centenari”, 1975.  In nessuno dei due libri di storia locale sopra citati si ipotizza però un legame diretto fra cartiere di Caselle e l’impresa di Gutenberg.

Cercando nel mare di Internet, la traccia più promettente sembra essere la pagina http://www.bl.uk/treasures/gutenberg/paper.html . Essa proviene dal sito della British Library, che presenta un’intera sezione dedicata ai tesori della Bibbia di Gutenberg. Della stampa della Bibbia a 42 linee del 1455 (dagli studiosi battezzata B42), rimangono in forma completa oggi 49 copie, di cui 37 su carta, 12 su pergamena, sparse per il mondo. La British Library di Londra ne possiede due esemplari, uno su carta, l’altro su pergamena. Trascriviamo letteralmente cosa dice sul suo sito tale prestigiosa ed autorevole istituzione: “The paper used in the Gutenberg Bible was imported from Caselle in Piedmont, Northern Italy being one of the most important centres for paper-making in the 15th century” . L’affermazione sembra perentoria: la carta della Bibbia di Gutenberg fu importata da Caselle, nel Piemonte, uno dei centri di produzione cartaria più importanti nel quindicesimo secolo. Nella stessa pagina vengono riportate, come illustrazione, due delle filigrane presenti sulla carta (in particolare la testa di toro e il grappolo d’uva ).

                                                                    

Come noto, lo studio delle filigrane è uno dei pochi strumenti a disposizione degli studiosi per ricostruire la storia della stampa e delle cartiere che fornivano alle tipografie la materia prima. La filigrana, o marca d’acqua ( watermark in inglese), è il disegno visibile in controluce sulla carta: esso si ricavava, quando la carta era prodotta usando gli stracci come materia prima, inserendo fili metallici molto sottili nello staccio, chiamato “forma”, che era il telaio in legno utilizzato per far uscire il foglio di carta. Tale disegno, utilizzato per la prima volta nelle cartiere di Fabriano del tredicesimo secolo, costituiva il marchio di fabbrica e consentiva una “tracciabilità” del prodotto, come si direbbe oggi.

Ma torniamo alla pagina del sito della British Library: essa ci fornisce un’ulteriore traccia, perché cita come fonte la ricerca di uno studioso statunitense, Paul Needham, pubblicata nel 1985 sulla rivista  Papers of the Bibliographical Society of America, 3° trim. 1985, pag. 303-374. Oggetto dello studio è la fornitura della carta della Bibbia di Gutenberg ( “The paper supply of of the Gutenberg Bible”).

Sono circa una settantina di pagine, che trattano sotto vari aspetti la questione dell’approvvigionamento della carta e delle modalità con cui Gutenberg procedette alla stampa dei due volumi del famoso libro.

Riassumiamo qui di seguito i punti salienti e per noi più di interesse.

Needham parte col riassumere i risultati degli studi precedenti, in particolare richiama come basilare l’opera “Erganzungsband” dello studioso tedesco Paul Schwenke, pubblicata nel 1923, che analizzò gli stock di carta di 27 copie della B42. Già da studi pubblicati nell’ottocento erano stati identificati, dalle filigrane, 4 differenti stocks di carta della B42:

  • testa di toro: incidenza del 70%
  • grappoli d’uva ( di due tipi): incidenza del 20%
  • figura bovina: incidenza del 10%

Secondo quanto afferma Needham (pag. 307), tutti i 4 citati stocks furono prodotti “in the Piedmont, near Caselle, in the early 1450s” . Aggiunge inoltre che le risme di carta furono trasportate attraverso le Alpi, presumibilmente a dorso di mulo, fino a raggiungere il sistema fluviale del Reno, forse a Basilea, da dove tramite chiatta poterono continuare il viaggio fino a Magonza.

I fogli della B42 erano tutti del formato chiamato Reale. La fornitura di carta si articola almeno su tre distinti acquisti.

Il primo fu un grosso iniziale approvvigionamento, filigrana con la testa di toro, in quantità tale che Gutenberg probabilmente riteneva sufficiente per l’intera edizione.

Durante la stampa, divenne però evidente che tale stock non bastava. Ci fu una seconda fornitura, con le filigrane dei grappoli d’uva, con due diversi disegni, differenti nel picciolo, con 15 risme del tipo I e 5 risme del tipo II. I due stock furono prodotti e commercializzati in tempi vicini, furono trasportati assieme e giunsero all’officina di Gutenberg lo stesso giorno.

Neanche tale seconda fornitura fu sufficiente.

Ci fu necessità di una terza fornitura, e qui arrivò la filigrana con la figura bovina.

L’analisi delle filigrane della 2° e 3° fornitura consente di affermare che per ciascuno stock di carta vi era buona omogeneità nella produzione, in quanto derivanti dallo stesso tino e dalla stessa coppia di forme, senza apprezzabili derive nei vari fogli.

Per il primo stock fornito, quello con la testa di toro, l’analisi delle filigrane porta invece a una situazione più complessa: si rilevano due coppie di forme, che Needham battezza BHI e BHII, che passano attraverso tre differenti stati a, b e c: la cartiera che produsse quei fogli cambiò nel corso della produzione la disposizione delle filigrane nelle forme, probabilmente per interventi manutentivi di pulizia. Analizzando la distribuzione di queste varianti all’interno delle varie copie esistenti della B42, Needham conclude che la fornitura dei fogli con la testa di toro avvenne comunque probabilmente con unica consegna.

artigiano cartaio che aziona la “forma” per ricavare il foglio dalla pasta di stracci

La questione della tiratura complessiva della B42 sembra molto dibattuta dagli studiosi. Secondo lo Schwenke, la tiratura complessiva è stimabile fra 180 e 200, di cui circa 150 su carta e il resto su pergamena. Le copie su pergamena costavano si stima circa 4 o 5 volte quelle su carta. Needham ipotizza inoltre che da un piano originario di produzione di 100-110 copie su carta, si passò ad un successivo incremento del 25-30%. Una conferma indiretta dell’avvenuto incremento in corso d’opera della tiratura deriva dal carteggio intercorso nell’anno 1454 fra il legato pontificio Enea Silvio Piccolomini (il futuro papa Pio II), in quel momento a Francoforte per partecipare alla Dieta Imperiale, e il suo amico cardinale Juan de Carvajal: il Piccolomini vide dei fogli della B42 e ammirato della qualità dell’opera ne scrive all’amico riferendo che già prima della fine della stampa tutte le copie erano state prenotate.

Riepilogando, Needham individua le seguenti 4 fasi temporali di produzione della B42:

  • 1° fase: stampa, con la filigrana testa di toro, di una prima parte di circa 100 copie
  • 2° fase: dopo la decisione di incremento della tiratura, stampa con le teste di toro mischiate nei vari tipi in maniera diversa dalla 1° fase
  • 3° fase: inizio utilizzo carta coi grappoli d’uva
  • 4° fase: inizio utilizzo carta con la figura bovina, più utilizzo residuale delle altre filigrane. In questa fase fu completata la stampa dei capitoli del 2° volume, più la ristampa dei primi capitoli del 1° volume.”

Si confida che quanto riportato possa aver suscitato la curiosità del lettore su eventi che se pur lontani nel tempo possono avere interessato così da vicino il nostro territorio.”

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Cartiera di Vas, una storia che continua

La copertina dell’ultimo numero de Il Tornado, quindicinale di attualità dei comuni di Alano di Piave, Quero Vas e Segusino, introduce all’inserto centrale di 4 pagine  dedicato alla Cartiera di Vas e alla sua nuova rinata vita. L’inizio attività dell’attività cartaria nel piccolo centro montano bellunese risale, si dice, alla prima metà del 500. L’attuale corpo di fabbrica (vedi foto) fu insediato nei primi decenni del 600, per iniziativa imprenditoriale della nobile famiglia Gradenigo. La scelta del sito era legata alla presenza del torrente, che garantiva acqua limpida indispensabile per la produzione di carta di qualità. La cartiera di Vas fu per parecchi secoli una delle più importanti del Nord Italia, con prodotti esportati in tutto il Mediterraneo. Nell’immagine di copertina una delle filigrane utilizzate dalla cartiera per “marcare” la propria produzione.

L’attività produttiva cessò sul finire degli anni 60 del secolo scorso. A febbraio 2017 , grazie alla collaborazione fra l’associazione locale LaCharta e una giovane azienda artigiana bresciana, a Vas si è ripreso a far carta. Carta artigianale, fatta a mano, inizialmente per scopi dimostrativi e didattici, ma ora anche con la prospettiva di reintrodurre come materia prima la fibra di canapa, soluzione di filiera altamente ecologica e sostenibile.

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Amor cortese a Lauro

Sul tavolo della mostra dei giornali a Castroreale abbiamo rivisto anche la rivista Agorà, edita dall’Associazione Culturale Pro Lauro. La rivista ci è arrivata tramite Antonio Ferrara, in quanto Palma Campania e Lauro sono fra loro vicine.

L’ultimo numero di Agorà, il numero 20, è stato presentato in un “caffè letterario” lo scorso 2 aprile, a Lauro (vedi locandina).

Il prossimo impegno della Pro Lauro sarà Lumina in Castra, manifestazione dedicata quest’anno all’Amor Cortese. L’evento, in programma il 25-26-27 agosto, avrà una suggestiva “location”, un maniero di età precedente l’anno 1000, il Castello Lancellotti.

 

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