Largo al bambù

“Largo al bambù” : così titola nel numero di giugno un articolo sul mensile Al pais d’Lu. Il pezzo si riferisce all’insediamento nel vicino paese di Fubine, sempre in provincia di Alessandria, di quella che sarà la più grande piantagione di bambù d’Europa.

Il bambù sembra essere, fra le colture emergenti, il nuovo eldorado. La varietà che viene impiantata, proposta da diverse società in Italia, è una varietà di bambù gigante selezionata in Cina: le piantine vengono piantate in autunno, protette con pacciamatura di fieno.  Già nella successiva primavera sono cresciute di 1-2 metri circa e producono i primi germogli, grazie ai rizomi che si espandono nel terreno. Dopo i primi 3 anni si possono iniziare a tagliare i germogli, per uso alimentare e cosmetico. Per le canne si deve aspettare da 5 a sette anni, e qui l’utilizzo è molteplice, specie in bioedilizia, dato che il bambù è anche definito l’acciaio vegetale.

Tutto oro quello che luccica? Ovviamente no. Qualche risvolto negativo c’è sempre. La coltura è molto invasiva, anche verso i campi dei vicini, tant’è che bisogna prevedere fossi per contenere l’espansione dei rizomi.  E se dopo qualche anno si decidesse di cambiare coltura, bisognerà ingaggiare una dura lotta con l’ospite cinese.

Immagini collegate:

Amor cortese a Lauro

Sul tavolo della mostra dei giornali a Castroreale abbiamo rivisto anche la rivista Agorà, edita dall’Associazione Culturale Pro Lauro. La rivista ci è arrivata tramite Antonio Ferrara, in quanto Palma Campania e Lauro sono fra loro vicine.

L’ultimo numero di Agorà, il numero 20, è stato presentato in un “caffè letterario” lo scorso 2 aprile, a Lauro (vedi locandina).

Il prossimo impegno della Pro Lauro sarà Lumina in Castra, manifestazione dedicata quest’anno all’Amor Cortese. L’evento, in programma il 25-26-27 agosto, avrà una suggestiva “location”, un maniero di età precedente l’anno 1000, il Castello Lancellotti.

 

Immagini collegate:

Il giornalismo di comunità, fra fake news e post-verità

Ecco il testo integrale della riflessione di Gabriele Di Francesco (professore associato di Sociologia Generale presso l’Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara) sui temi del convegno di Castroreale, già pubblicato in forma ridotta su Cose Nostre di giugno 2017
Tra le sfide del nostro tempo una delle più grandi, gravide di conseguenze per l’umanità e forse meno sentite, non è tanto rappresentata dalla quotidiana evoluzione/rivoluzione tecnologica, ma dal contrasto tra realtà e virtualità, tra concretezza e immaterialità, per dirla in altri termini tra realtà vissuta e realtà comunicata, in un mondo che è ormai sempre più condizionato da network grandi e piccoli. La scarsa consapevolezza da parte delle grandi masse degli strumenti del comunicare sta producendo un salto cognitivo che ancora non sembra essere stato compreso.
Più forte di mille tzunami le ondate dell’innovazione tecnologica hanno stravolto il mondo della comunicazione senza che noi ce ne rendessimo conto. E anzi senza che la maggioranza delle persone si renda ancora conto della portata e degli effetti (guasti?) già prodotti ed evidenti.
La nostra vita è ormai nella tempesta quotidiana di notizie, messaggi, videoclip, immagini di ogni tipo diffuse, ampliate e spesso modificate dalla rete capillare di smartphone di cui ci siamo circondati – si ritiene più per induzione persuasiva che per necessità oggettive – sotto la spinta al consumismo delle grandi multinazionali della tecnologia telematica. Nascono così mille comunità, migliaia di gruppi puramente virtuali in cui basta un clic per esprimere la propria volontà, il proprio punto di vista, per diventare “amico”, o meglio follower.
Frastornati in questa Babele telematica, si perde inconsapevolmente il senso della realtà per entrare in un mare tempestoso di notizie insieme vere, verosimili, false, dove realmente si confondono valvole e chip con le sinapsi, come profetizzava Alan Turing, e dove ugualmente mutano con la comunicazione, le strutture sociali, le modalità e i modelli delle relazioni umane. La tecnologia sembra permettere una grande libertà di informazione, una smisurata espansione delle possibilità comunicative. In realtà tali libertà non sono mai autonome, ma soltanto di adattamento, libertà mediate e condizionate, dove il condizionamento è parte integrante dell’uso del mezzo, di cui si perde la consapevolezza. Libertà illusorie dunque, che non permettono altro che eseguire quanto è stato pensato e deciso altrove e dove anche l’informazione si snatura in ripetitivi stilemi di pagine facebook o di blogger falsamente individuali e a loro volta condizionati, molto spesso e se non altro, dall’invadenza dei network comunque mercantili che producono news alla velocità della luce per stare al passo con il “mondo reale”!
Il condizionamento delle coscienze è forte. Il giornalismo perde la sua funzione comunicativa per divenire patrimonio individuale di ognuno, strumento e piazza emotivi per colpire e diffondere odio e violenza insieme con grandi ondate di commozione globale. I fatti obiettivi sono sempre meno influenti nell’orientare la pubblica opinione rispetto agli appelli all’emotività e alle convinzioni o credenze personali. L’era della post-verità si nutre spesso di emozioni indotte e di fake news, che richiedono soltanto un “I like” di adesione piuttosto che una minima razionale riflessione, secondo i modelli della liquida e società dei loisirs.
“È semplicemente una nuova e specifica struttura sociale” osserva Manuel Castells, “i cui effetti sul benessere dell’umanità sono ancora indefiniti” e dove tutto dipende dal contesto e dalle modalità. “Il punto” affermava d’altra parte Skinner “non è stabilire se le macchine sono in grado di pensare; la domanda vera è se sono capaci di farlo gli essere umani”.
In questo quadro è da chiedersi se sia mutato anche il ruolo del “giornalismo di comunità”, quel giornalismo che lega i piccoli gruppi, le comunità locali, e serve di rinforzo alla costruzione dell’identità sociale dei singoli membri. L’approdo sempre più massiccio al web potrebbe in realtà cambiare la loro funzione aggregativa, sminuendola, e trasformare le comunità in community? Si vuol credere di no, anche se nessuno può prevedere le linee di tendenza di fenomeni così fluidi. Si vuol credere anzi che proprio il giornalismo di comunità possa continuare a portare chiarezza, istanze di libertà e maggiore attendibilità nell’informazione nell’era delle post-verità.

Gabriele Di Francesco

Immagini collegate:

Le Infiorate del Corpus Domini

La tradizione nel realizzare tappeti per mezzo di fiori o parti di essi, generalmente in occasione della festività cattolica del Corpus Domini, è nata a Roma nella prima metà del XVII secolo, come espressione della cosiddetta festa barocca. Si ritiene, infatti, che la tradizione di creare quadri per mezzo di fiori fosse nata nella basilica vaticana ad opera di Benedetto Drei, responsabile della Floreria vaticana, e di suo figlio Pietro, i quali avevano usato “fiori frondati e minuzzati ad emulazione dell’opere del mosaico” il 29 giugno 1625, festa dei santi Pietro e Paolo, patroni di Roma. Non abbiamo date certe, ma la prima infiorata allestita per la festività del Corpus Domini risale al 1778 (anno in cui vennero allestiti alcuni quadri floreali nella via Sforza di Genzano) oppure al 1782 (anno in cui un tappeto coprì l’intera via senza soluzione di continuo). Da allora le località in cui si allestiscono infiorate in occasione nella ricorrenza del Corpus Domini sono numerose. Fra queste località, anche Ruvo di Puglia, che quest’anno organizza la terza edizione dell’Infiorata, per l’Ottavario del Corpus Domini, in collaborazione fra Pro Loco, Amministrazione Comunale, Comitato Feste Patronali e Unpli Puglia.

Antonello Olivieri, vicepresidente Pro Loco di Ruvo di Puglia

Immagini collegate:

Il codice etico del giornalismo al VI Convegno GEPLI a Castroreale

Domenico Interdonato, presidente dell’Unione Cattolica Stampa Italiana, Ucsi Sicilia, ci racconta nel suo reportage il convegno da poco concluso.
“Grande partecipazione di giornalisti, e non solo, al corso di formazione fortemente voluto dalla Pro Loco “Artemisia” di Castroreale con la collaborazione dell’Ucsi Sicilia e dell’Ordine dei Giornalisti. L’evento, nell’ambito del VI convegno di Gepli, la sigla che riunisce i rappresentanti dei “Giornali Editi dalle Pro Loco Italiane” i quali annualmente si incontrano per dibattere su tematiche legate ai giornali e, più in generale, sulle attività delle Pro Loco. Gli incontri hanno preso il via nel 2012 a Caselle Torinese, poi a Spilimbergo, Sant’Omero, Ruvo di Puglia, Palma Campania. Per l’edizione 2017 è stato scelto Castroreale, uno dei “Borghi più belli d’Italia” che nell’Auditorium SS. Salvatore ha ospitato il corso di formazione dedicato a “Il Codice etico del Giornalismo”. Ad introdurre l’incontro – coordinato da Domenico Interdonato, presidente dell’Unione Cattolica Stampa Italiana, Ucsi Sicilia – la presidente della Pro Loco “Artemisia” di Castroreale, Maria Miano e il sindaco Alessandro Portaro. I lavori, invece, sono stati avviati dal vicepresidente nazionale dell’Odg, Santino Franchina, il quale si è soffermato sull’importanza dei giornali editi dalle Pro Loco. Su “Comunicazione nell’era dell’informazionalismo” ha relazionato il prof. Marco Centorrino, docente di Sociologia della comunicazione dell’Ateneo Peloritano che ha posto l’accento sulla grande quantità di notizie che vengono veicolate quotidianamente e che ci allontanano spesso dai reali contenuti dell’informazione. Sui “ Giornali delle Pro Loco, panoramica di un segmento della stampa locale poco conosciuto” è intervenuto Paolo Ribaldone, coordinatore Gepli, mentre la giornalista Laura Simoncini, consigliera e segretaria regionale Ucsi, ha relazionato su “Dovere di informare e rispetto della persona: la professione del giornalista oggi”. La Simoncini, in particolare, ha passato in rassegna le “Carte” deontologiche fino alla nascita del Testo Unico, entrato in vigore il 3 febbraio 2016. Dopo averne illustrato nel dettaglio i contenuti, ha puntato l’attenzione sul ruolo del giornalista oggi. La conclusione dei lavori della mattinata è stata affidata al presidente della sezione Ucsi di Messina, Angelo Sindoni, il quale ha evidenziato il valore di essere testimoni della verità assieme all’autenticità della notizia. Nel pomeriggio gli interventi dei delegati dei giornali di pro loco presenti, in rappresentanza di una dozzina di testate, da varie regioni d’Italia (Piemonte, Veneto, Friuli, Abruzzo, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia). Le conclusioni sono state lasciate a Mariella Sclafani, della Pro Loco di Castroreale.
La delegazione Gepli ha concluso l’intenso weekend domenica, con la visita al palazzo comunale ospiti del Sindaco di Castroreale Portaro, è seguita la passeggiata lungo il corso per ammirare la meravigliosa infiorata del Corpus Domini e poi l’appuntamento in tarda mattinata al Parco Jalari di Barcellona, per osservare la perfetta armonia dell’ambiente che sposa l’arte e la cultura.”

Immagini collegate: