Centocinquanta chili di cassata


Oltre centocinquanta chili di cassata suddivisa in oltre seicento porzioni. Si è concluso così, domenica 2 settembre, l‘incontro con la pasticceria artistica siciliana. Ecco la cronaca di quanto successo domenica 2 settembre, in quel di Castroreale, e che abbiamo potuto seguire in diretta, sul gruppo what’s up GEPLI, tramite i nostri corrispondenti Mariella Sclafani e Domenico Interdonato.
La manifestazione, ideata dall’Associazione “L’Aquilone” Onlus di Messina, si è svolto in sinergia con la Pro Loco “Artemisia” di Castroreale, l’Associazione culturale “Duciezio” Maestri pasticceri siciliani, le aziende “Zappalà Orgoglio di Sicilia” e “Canditfrucht”, e con la partecipazione straordinaria di Alex Caminiti, artista messinese di fama internazionale.
Alle 17,30 dopo i saluti istituzionali, c’è stata l’apertura dei lavori con il giornalista Domenico Interdonato, che ha presentato l’evento dedicato alla Sicilianità, all’Arte e al Sociale. Nel salotto culturale creato in piazza, Interdonato ha realizzato diverse interviste, fra cui di nostro maggiore interesse quelle a Mariella Sclafani, che ha ricordato la grande mole di lavoro svolta durante la partecipazione al concorso nazionale “Borgo dei Borghi”, e a Maria Miano presidente della Pro Loco Artemisia, la quale si è soffermata a far conoscere le attività della Pro Loco, soffermandosi sul Castroreale Jazz Festival, che quest’anno ha raggiunto la maggiore età, 18 anni di successi e di grandi soddisfazioni.
Intorno alle ore 20 un sentito applauso ha scandito l’ultimazione dei lavori di pasticceria. Sono seguite le foto di rito e la distribuzione dei 150 chili di cassata, prima ai bambini e poi a tutti gli altri. L’attesa è stata premiata dalla bontà; in pochi minuti i volontari hanno distribuito oltre 600 porzioni del tipico dolce.

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Crollo del viadotto Morandi: la testimonianza di un soccorritore

Dal giornale Cose Nostre, di Caselle Torinese.

La vigilia del ferragosto di quest’anno difficilmente ce la potremo scordare. Su quel maledetto viadotto ci siamo passati tutti, per lavoro o per piacere. Quanto è capitato alle 43 vittime, poteva capitare a ciascuno di noi: questo è il pensiero immediato in quel mezzogiorno in cui si è diffusa la notizia. Tante ora le polemiche sul disastro, e sulla domanda se poteva essere evitato. Nessuna critica invece sulla macchina dei soccorsi, ed è di questa che vogliamo parlare, grazie alla testimonianza di un nostro concittadino, vigile del fuoco, presente sul posto nelle ore e nei giorni immediatamente successivi all’evento.

Ve lo presentiamo. Si chiama Gioacchino Alfino, per tutti Jack, classe 1970, casellese da sempre. Ci ha indirizzato a lui un altro vigile del fuoco casellese, Mauro Cavallo, che tutti ricordiamo per i soccorsi al Rigopiano; Genova, questa volta non gli è toccata: essendo appena smontato da un altro turno, non era in servizio la vigilia di Ferragosto. Come Mauro, anche Jack arriva dal distaccamento dei vigili del fuoco volontari di Caselle. Jack vi era entrato a 21 anni, nel 1991. “Ho operato come volontario fino al 2007. Il distaccamento di Caselle è stata per me una grande scuola, e non posso non citare, come maestri anche di vita, Gianfranco Cavallo prima e Roberto Turletto poi. Nel 2007, la grande opportunità di diventare vigile del fuoco a tempo pieno, al Comando Provinciale di Torino. La realizzazione di un sogno. Per me il mestiere più bello del mondo. Una scelta di vita. Ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato a realizzarla.”

Veniamo a quel 14 agosto. “Io facevo parte della colonna montante in quel giorno. Come in qualunque giorno dell’anno, con turni di 12 ore, al Comando ci sono due sezioni operative pronte all’intervento. Quando arriva la chiamata, entro pochi minuti si deve partire. Nel caso di eventi grossi, la mobilitazione arriva dal Centro Operativo Nazionale, che definisce quali Direzioni Regionali coinvolgere, in genere privilegiando la vicinanza geografica al luogo dell’evento. Nel caso del viadotto Morandi, la chiamata per i necessari rinforzi è arrivata alle Direzioni di Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana.
Delle circa 100 unità mobilitate in Piemonte, una quarantina riguardava il nostro comando provinciale di Torino. Dalla caserma di Corso Regina io sono partito con la prima colonna che è uscita; in tutto eravamo in 15: una sezione operativa di 9 persone, un nucleo NBCR di 4 unità, più funzionario ed autista. Era circa mezzogiorno e mezza.
Intanto dal nostro nucleo elicotteri presso l’aeroporto di Caselle decollava per Genova “Drago 66”, il modello più grande fra quelli in dotazione. L’elicottero ovviamente è arrivato prima di noi. All’uscita dell’autostrada a Genova, una scorta di polizia ci ha aiutato ad uscire dagli ingorghi che si stavano creando.
Dopo un veloce passaggio presso il Comando genovese per ricevere direttive, fra le 14,30 e le 15 eravamo operativi sul posto. Scesi con l’aiuto delle scale sul greto del Polcevera, la situazione che si è presentata ai nostri occhi sembrava il set di un film di guerra, o del genere catastrofico. Io comincio ad avere una certa esperienza, avendo partecipato ai soccorsi dopo i terremoti dell’Emilia Romagna e dell’Aquila, e quest’anno a maggio al disastro ferroviario a Caluso. Ebbene, ogni soccorso fa storia a sé, c’è sempre qualcosa di diverso.
In questo caso, impressionante era la dimensione dei blocchi di calcestruzzo conficcati nel suolo. Forse ricordate, dai filmati apparsi nei telegiornali, quello spezzone di ponte con l’asfalto stradale in vista: ebbene, era penetrato nel terreno per diversi metri. Impressionante.
Abbiamo cominciato la ricerca di eventuali superstiti. Nel frattempo ci avevano raggiunto le altre squadre di colleghi: le squadre USAR con le unità cinofile, i SAF, le macchine movimento terra, i gruppi faro. Si sono alzati in volo i droni; grazie a loro e ai nostri elicotteri sono state tracciate le mappe che ci hanno guidato nelle operazioni. A differenza di altre situazioni, eravamo solo noi soccorritori ad operare, senza estranei e curiosi da tenere a bada, come capita in altri soccorsi.
Tecnicamente, insomma, abbiamo lavorato bene, anche se, nella zona a noi assegnata, sul greto del torrente sotto il viadotto, sopravvissuti purtroppo non ce n’erano. E a questo proposito voglio dare il giusto risalto al lavoro fatto dai cani delle nostre unità cinofile: si sono infilati in buchi e fessure impossibili, hanno patito il caldo, tanto che dovevamo bagnarli per dare loro un po’ di sollievo.

Dal pomeriggio di martedì, vigilia di ferragosto, abbiamo lavorato ininterrottamente fino a sabato. Dormivamo sul posto, avendo montato nelle vicinanze tende e brandine: dormire per modo di dire, in casi come questi ti corichi per un paio di ore, tanto per recuperare le forze e poi ricominciare.

Questo è il nostro lavoro, e non lo scambierei con altri per nessuna ragione al mondo”.

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Nuovo giornale


La Voce di Frascati e Colli Albani , questo il nome scelto per una nuova testata, nata presso una proloco laziale anche lei relativamente giovane, la Pro Loco Frascati 2009.
Ne parliamo con Antonio Mercuri, presidente, cofondatore, nel 2009, con un gruppo di amici, dell’associazione.
“Il primo numero del giornale è uscito l’autunno scorso, in occasione di una manifestazione da noi organizzata qui a Frascati, il Raduno Regionale dei Vigili del Fuoco in congedo, che ripeteremo anche quest’anno con la 4^edizione. Il giornale, che ha cadenza mensile, viene stampato in 4000 copie, distribuite oltre che a Frascati (che ha 21.000 abitanti), anche nei comuni vicini, i cosiddetti Colli Albani, quelli che sono anche chiamati Castelli Romani. Se riusciremo con la raccolta pubblicitaria a coprire i costi di stampa, contiamo in futuro di incrementare la tiratura.”
Facciamo tanti auguri al nuovo giornale, invitandolo a partecipare alle attività di GEPLI.

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U Signuri Longu


Dal sito della Pro Loco Artemisia di Castroreale.

“CASTROREALE (ME)
23-25 Agosto
La processione del Cristo Lungo
( U SIGNURI LONGU )

Tra le tante feste religiose che si svolgono durante l’anno in Sicilia, merita di essere ricordata quella che si svolge a Castroreale, una cittadina della Provincia di Messina, durante la Settimana Santa (Mercoledì e Venerdì) e nel mese di Agosto, il 23 e il 25 di ogni anno. La festa, unica al mondo nel suo genere, richiama un elevato numero di fedeli e amanti delle tradizioni locali, creando non poche difficoltà logistiche alla gestione dell’evento.
Il miracoloso simulacro del Santissimo Crocefisso, a grandezza naturale, è di cartapesta ed è opera di un anonimo plastificatore siciliano del XVII secolo ed è custodito e venerato nella Chiesa di Sant’Agata situata nel centro storico del paese, una delle tante chiese, tutte meritevoli di essere visitate, sia per i sontuosi altari, sia per le opere d’arte in esse esistenti. Ad esso è attribuita la miracolosa liberazione della città dal colera del 1854.
Il Crocefisso montato su un palo di cipresso lungo circa 13 metri viene inalberato e messo a piombo mediante una laboriosa operazione su un pesante fercolo ed è portato in processione il pomeriggio del 23 Agosto di ogni anno lungo le strette vie del centro storico nella Chiesa Madre, all’interno della quale rimane esposto alla venerazione dei fedeli fino al pomeriggio del giorno 25, quando viene restituito, sempre processionalmente, alla Chiesa di S. Agata. L’attrazione maggiore della festa è l’emozionante trasporto della vara, che tiene per tutta la sua durata col fiato sospeso i presenti che da ogni parte accorrono ad assistervi. La manifestazione religiosa è accompagnata da luminarie, concerti bandistici, spettacoli folkloristici, gare sportive e fuochi artificiali. Ma l’emozione più grande si prova nell’osservare attentamente il simulacro, in modo particolare il volto di Gesù crocefisso, sofferente e morto per riscattare tutti noi dal peccato originale. La sua vista e il contatto delle mani dei fedeli con il simulacro di Cristo suscitano sentimenti di profonda compartecipazione alle sofferenze di un Uomo che ha sacrificato la propria vita per il bene dell’umanità. Solo assistendo a questo rito è possibile comprendere i sentimenti che alla sua vista si provano. Spesso molti fedeli si asciugano le lacrime che improvvisamente solcano il loro volto.
L’emozione è generale, tant’è che a differenza di altre feste religiose, questa si svolge in un religioso silenzio, perché coinvolge tutti; tutti sentono la necessità di un seppur breve esame di coscienza che alla fine suggerisce quel sentimento di amore universale che deve accomunare gli uomini nel corso della loro esistenza terrena. E’ una festa che ricorda la passione e morte di Gesù, ma è anche la festa dell’uomo che Dio creò a sua immagine e somiglianza.
Il Crocefisso è portato in processione anche durante le funzioni della settimana santa, nei pomeriggi del mercoledì e del venerdì di ogni anno.
Perché i fedeli del luogo lo chiamano ” U Signuri Longu “? Il perché è presto detto. Tutte le volte che il Crocifisso viene portato in processione, viene issato su di un palo ligneo di cipresso lungo 13 metri, assicurato mediante un pesante canapo e inalberato attraverso un complicato meccanismo di pertiche lignee su di una vara di legno molto pesante (circa tre quintali). La vara nel suo complesso ha un peso di circa 950,00 kg ed è portata a spalla da 16 uomini. A manovrare le forcine delle pertiche ci sono degli esperti “maestri di forcina” che permettono al simulacro di ben muoversi tra le strette strade dell’antico paese , che spesso sono in discesa. Secondo un’antica tradizione i portatori erano quasi tutti contadini, i forcinari artigiani del legno o assimilati. Durante la processione la Croce sembra muoversi lentamente sui tetti delle case.
Un plauso va naturalmente agli abili esperti che con grande devozione compiono le delicate manovre.”

Paolo Faranda

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Pro Loco Giovanissimi

Questa notizia è ripresa da Paese Mio, la rivista trimestrale dell’UNPLI Piemonte, che da un po’ di tempo ospita anche servizi dalle Pro Loco toscane, grazie ad un accordo con l’UNPLI di quella regione.

La notizia arriva dalla Pro Loco di Saline di Volterra, provincia di Pisa.
La Pro Loco di Saline aveva deciso, nel 2017, di dedicare l’attività principale del programma 2018 ai bambini del paese. L’anno scorso aveva pertanto presentato, alla Dirigente e alle insegnanti della Scuola Primaria di Saline, un progetto, chiedendo nel contempo un contributo per la sua realizzazione alla Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra.
Ottenute le approvazioni, il progetto è partito. L’attività ha preso il via con tre incontri tenuti dal Prof. Luca
Mori, che collabora con la cattedra di Storia della Filosofia dell’Università di Pisa e da anni progetta e conduce attività di filosofia e di educazione alla cittadinanza nelle scuole di tutta Italia. Il Professor Mori ha fatto un percorso con i bambini facendo capir loro, attraverso giochi guidati, quali sono i bisogni di una comunità e come fare a gestirli. I bimbi hanno incontrato poi i membri del Consiglio della Pro Loco Saline e svolto varie attività in classe con le insegnanti. L’iter seguito è stato simile a quello politico individuando i futuri candidati presidenti; le liste e i loghi dovevano contenere “la chiave”, che è il simbolo della Pro Loco.
Ogni lista ha elaborato un programma di lavoro, che è stato presentato in un’assemblea pubblica a tutti i bambini della scuola, e ogni candidato presidente ha fatto la propria “campagna elettorale”. Fatte le votazioni (in un’aula della Scuola il custode aveva realizzato una vera e propria cabina
elettorale), è stato così individuato il direttivo della “Pro Loco Giovanissimi”, che affiancherà, per un anno, il Consiglio della Pro Loco e quello della Pro Loco Giovani nell’organizzazione delle varie attività sociali, culturali e ricreative proposte al territorio.
Giovedì 14 giugno si è tenuta la cerimonia di insediamento della Pro Loco Giovanissimi, alla presenza delle autorità.
“La scelta effettuata dalla Pro Loco – hanno sottolineato dall’associazione di Saline – ha lo scopo di avvicinare i bambini al paese e il paese ai bambini, cercare di capire attraverso le loro richieste problemi più grandi a volte sottovalutati e sviluppare nei piccoli il senso di appartenenza ad una comunità e ad un luogo che fa parte della nostra storia, della nostra cultura , che dobbiamo amare e dove vogliamo vivere”.

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